Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/15

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PREFAZIONE 9

la rinunzia a rendere illustre la sua prosa, a far della letteratura una professione, mentre vi rimane legato per il bisogno dell’analisi interiore e del controllo critico, per certo gusto della forma autobiografica e per certo piacere dell’intelligenza. In sostanza Svevo aveva avvertito e fatti suoi vari movimenti che allora agitavano la cultura europea, cosí che fu in effetti un precursore per molta letteratura. È veramente singolare che dopo lo scalpore suscitato dal Rubè di Borgese, apparso nel 1921, tanti critici e studiosi e tanto pubblico siano passati indifferenti davanti a La coscienza di Zeno. La simiglianza di certi elementi morali e patologici, di certe oscillazioni e afflizioni dello spirito umano, di certa ricerca d’equilibrio tra la vita propria e quella altrui, di certe tormentose crisi di coscienza (pongo deliberatamente l’accento soltanto su un banale clima di contenuti, come quello destinato a piú facili consensi), doveva pur indurre a una disposizione favorevole per accogliere e studiare i romanzi di Svevo, di ben maggiore qualità.

Ma non indaghiamo oltre le ragioni che hanno valso a Svevo sí poca fortuna. La sua figura grandeggia nella letteratura europea a dispetto di tutti coloro che non seppero tempestivamente riconoscerne il valore e che ancora oggi ne parlano in termini generici. Perché, ecco, io non vorrei che il suo valore fosse unicamente fondato sul fatto che fu il precursore del romanzo cosí detto psicanalitico e che adottò quel modo di analisi che vent’anni piú tardi doveva formare la sostanza ammiratissima di Proust. Certe priorità se valgono qualcosa in sede storica (val la pena, per la cronaca, di ricordare che Svevo approfondí Freud nel 1918, dopo averlo letto circa dieci anni prima, e che si accostò alle opere di Proust appena nel 1926), scarso valore possono dimostrare in sede estetica. Né amerei che si insistesse troppo preferenzialmente su questioni di contenuto, su quei termini etici e spirituali cioè che egli approfondisce nei suoi scritti e di cui formano materia. È vero: per Svevo lo scrivere era un processo istintivo di chiarificazione della coscienza. Il dramma si racchiude nell’inquietudine attiva provocata da necessità di rappresentazione e da bisogni riflessivi. Ogni incontro con la realtà suscita in lui, al