Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/19

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PREFAZIONE 13

fisico, come approssimarsi alla morte. C’è molto spesso e molto forte un interesse preciso alla malattia e alla morte. Tutto il suo mondo di ingenuità negli affari, di affetti e di contrasti domestici, di attente analisi psicologiche affiora da queste pagine con un’evidenza quanto mai viva e pungente. I casi della sua vita gli forniscono soggetti, personaggi, paesaggi, temi, e cosí via, ma su tutto passa l’impronta dell’arte, e ogni brutalità autobiografica si purifica in un interesse nuovo di narrazione. Taluni racconti, poi, svelano una ricchezza d’intreccio, una libertà di movimenti, un processo cosí intenso delle sollecitazioni narrative, da poterli senz’altro classificare tra le cose migliori di lui: Corto viaggio sentimentale, Proditoriamente, La morte, Le confessioni del vegliardo, Umbertino, Il mio ozio, Un contratto. In questi casi, dentro una distensione narrativa piuttosto singolare, dentro cioè un nodo compositivo spesso distratto, com’era nella sua natura di scrittore, si avvicendano motivi schiettamente rappresentativi e motivi tipicamente riflessivi: il tutto costretto in un’armonia analitica ricca di aperture e di conflitti. Sicché questi racconti vivono uno stato di inquietudine e suggeriscono, via via che li scoprono, avvertimenti e persuasioni. Il gran gioco è proprio in simile impegno che accetta, anzi che non si fa scrupolo di accompagnare l’intervento di un moto di pensiero. Persino i dati di un invito filosofico sono chiaramente espressi: ed è una parentesi che dà poi nuovo vigore alla ripresa del racconto, quasi in esso fosse trasferito, con urgente lucidità, un conflitto tra risoluzioni sopravvenute dalla vita, dalla cronaca esistenziale, e risoluzioni imposte dalla fantasia. Di qui un diffondersi di immagini, il realizzarsi, ma senza confusione, di una libertà e scioltezza inventive ed interpretative cui non è concesso rifiutare qualche sospensione nel momento che determina precise conseguenze. Cosí il dramma, con il sussidio permanente di una slargata sensibilità, non può incalzare, anzi, rimane costante, senza acme, fermo, con una durata fissa pur nei suoi arditi trapassi. Figure e presenze riflessive sono trasferite entro uno scandaglio non mai occultato, dal quale appunto prende forza il linguaggio cosí poco virtuoso di Svevo.