Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/193

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da bambino la sua balia l’aveva lasciato cadere a terra. Tale caduta gli aveva procurata una lesione che non soltanto gli tenne breve la gamba ma piccolo anche il femore. Quello non si vedeva perché era coperto non da suole ma da ovatta. Gli occhi di Amelia s’inumidirono dalla compassione: “Poverino! Condannato a portare attorno per tutta la vita tanta ovatta e tante suole!”. Vedeva dinanzi a sé il piccolo essere lasciato cadere a terra dalla balia disattenta. Lo vedeva a terra, inconsapevole che quella caduta peggiorava il suo destino, piangendo non per altro che per il dolore momentaneo. Poi la sua faccia s’infiammò al ricordare quella balia che per lei era una delinquente comune: “Oh! se fossi stata sua madre” pensò “io le avrei strappati gli occhi”. E pensò ancora: “Se io avrò la fortuna di averne dei bambini starò attenta tanto che simili avventure non potranno toccare loro”. Intanto non sembrerà vero: Il cuoricino di Amelia aveva battuto per il milionario. Non sarà stato amore ma compassione, ma certo è che Emilio non le era un indifferente. Egli l’addobbò come la Madonna di Loreto di ori e brillanti. A lei tali giocattoli non importavano ma capiva il desiderio di compiacerla per cui le venivano fatti e ne era riconoscente. Del resto la sua testa infantile era già abbastanza calcolatrice e sapeva che i suoi brillanti rappresentavano una sostanza. “Chissà” pensava quella buona figlia di negoziante “che i miei figliuoli non possano una volta o l’altra averne di bisogno?" La maternità in Amelia era stata sviluppata specialmente dai due figliuoli di sua sorella, due amori di bambini. Essa aveva assistita la sorella nell’allevarli e i bambini l’amavano come se fosse stata una seconda loro madre. Subito al suo fidanzamento Amelia si staccò un po’ da loro. La sua vita s’era agitata e veniva occupata giornalmente da conoscenze nuove e vecchie, visite da ricevere o da rendere. Eppoi essa sentiva avvicinarsi da lontano il rumore dei passetti dei proprii bambini. Ne ebbe presto uno grande e grosso: Il proprio marito. Un’amica (forse invidiosa dello splendido matrimonio) le aveva detto che Emilio Merti si sposava per tentare un’ultima cura per salvare i suoi nervi pericolanti. Era una cura alquanto drastica e poteva es-