Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/201

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essa quasi maternamente abbracciandolo. Anche lei aveva oltre che la gioia anche l’orgoglio di aver data la vita a Donata che era anche piú bella e gentile di Bianca. Nel colore bruno dei capelli s’era fuso un bagliore d’oro; gli occhi s’erano ammorbiditi come se vi fosse stato mescolato un colore prezioso. Amelia ci aveva messa la sua bellezza; nella lotta essa aveva vinto quella sciocca signora Carini.

Non mancarono anche per lei delle paure. Un giorno Darwin le disse che i figliuoli del secondo marito erano un po’ parenti del primo. Ma Donata dimostrava il contrario. Le gambe diritte si movevano nello stesso ritmo. Nel bagno pestavano l’acqua producendo ambedue lo stesso suono. Non si poteva fidarsi neppure di Darwin a questo mondo.

Il vecchio dottor Gherich ch’era stato il suo conforto durante la malattia di Achille le comunicò un giorno ch’egli intendeva cessare dalla pratica e le domandò di poter presentarle suo figlio Paolo che avrebbe potuto sostituirlo. Prometteva che non avrebbe mancato di coadiuvare suo figlio ogni qualvolta ce ne sarebbe stato di bisogno. Amelia aderí volontieri. Il nuovo dottore era un uomo già di media età, biondo, serio, il collo un po’ piccolo per cui aveva un aspetto alquanto rigido, aumentato dall’alto solino che usava. Portava una barba bionda intera. Faceva l’impressione di persona molto seria. La consegna del suo cliente al figlio avvenne da parte del vecchio dottore con una certa solennità. Egli raccontò tutta la storia della famiglia incominciando addirittura dalla caduta fatta dal Merti dalle mani della balia. Amelia sorridendo tentò d’interrompere: «Oh! quella, grazie al Cielo, non ha piú importanza». Ma il dottore con voce commossa raccontò tutto quello che aveva sofferto Amelia fino alla morte di Achille. Gli occhi azzurri di Paolo si stabilivano con un aspetto evidente di ammirazione su Amelia che fece venire subito la piccola Donata. Paolo la guardò e senza ciarlataneria ammirando la figurina che cominciava ad allungarsi sempre conservando una piena armonia di forme dichiarò: «Non occorre mica essere stati all’università per capire che qui c’è tutta la salute». S’informò minutamente del modo come veniva