Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/217

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polavoro ci si abitua certamente alle abitudini della formica e quelle sono molto utili negli affari.

Camminava molto solo le vie come quando correva dietro alle immagini. Aveva nella bellissima moglie una dolce compagna che amava sentirlo parlare dei suoi affari. Da buon letterato egli non diceva mai la precisa verità e perciò l’esposizione dei suoi affari era meno noiosa. Parlandone egli li rivedeva ancora una volta e spesso, dopo di averli svisati con la moglie, correva a correggerli avendoli capiti meglio. Ma non è del suo successo che voglio parlare. Volevo soltanto dire che essendo stato molto povero era ora molto ricco e che se ne compiaceva. Non è da credersi che un successo che cambia la vita di una persona dia una gioia di piccola durata. Questa gioia si rinnova ad ogni tratto. Per Erlis la gioia si rinnovava ogni qualvolta poteva salutare dall’alto in basso delle persone delle quali in passato aveva ambito il saluto; ogni qualvolta si vedeva capitare quale petente umile un amico che in passato s’era creduto suo uguale o superiore. Erlis faceva abbondanti carità senz’affatto ricercare la pubblicità. Era un modo di sentire meglio la sua riuscita. Prestava dei denari ai suoi vecchi amici poveri senza domandare alcuna ricevuta. Il gesto generoso sottolineava ed accentuava il suo successo.

Aveva un bambino di cui s’occupava poco ma che amava molto. Mutatosi in uomo d’affari gli era rimasto l’egotismo del letterato. Non aveva tempo per altri e non poteva derivargliene un rimprovero perché egli era buono con tutti. Aveva elaborato delle idee di libertà per sua moglie e per suo figlio per le quali era esonerato d’intervenire troppo intimamente nel loro destino. Egli vedeva il bambino una volta al giorno. Non tollerava che giuocasse accanto a lui perché le sue idee erano turbate dai rumori puerili incomposti. Amava il figlio augurandogli tutto il bene possibile facendolo accuratamente sorvegliare e curare ed istruire dagli altri.

Erlis aveva conservato un’altra abitudine dell’antico letterato. Camminava molto le vie. Il suo pensiero amava il ritmo del passo: Cosí era spinto e trattenuto e meglio analizzato.