Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/229

Da Wikisource.

Li sorpassai e perdetti la traccia! Il vento era vuoto e muto. Ritornai sui miei passi e non ritrovai la traccia che quando giunsi dietro ai due uomini. Era evidente che l’odore di preda emanava da uno di quei due. Infatti dalla schiena del maggiore pendeva una bisaccia e in quella, sporgendone con la testa insanguinata, c’era la lepre. Certo, son sempre io che levo la lepre e altri la piglia, ma questa io non l’avevo neppure levata e sapevo perciò benissimo che non era mia.

Non c’era però ragione di non goderne. Io mi misi a saltellare intorno ai due uomini ed il piú piccolo di essi mi accarezzò. Fiutai con l’odore della preda anche il suo che diveniva sempre piú amico e benevolo e lo seguii. Ebbi qualche esitazione tanto piú che ad un certo momento mi parve di sentire il fischio del padrone. Ma il suo odore non c’era e potevo essermi sbagliato.

L’omino dall’odore piú dolce continuava ad accarezzarmi affettuosamente, e quelle carezze accompagnavano il suo odore. Anzi le carezze e l’odore finirono con l’essere una cosa sola. Cosí anche l’odore del cibo e quello della vecchia Anna si fondono. Procedemmo sempre oltre insieme. Ero certo che giacché il padrone non me lo impediva io dovevo seguire quel mio piccolo grande amico. E si discese e si risalí e si attraversò un bosco e là scopersi un nuovo olezzo. Non era la bestia che giaceva nella bisaccia perché questa era sospesa in alto mentre la nuova aveva colorato l’intero sentiero sul quale noi ci si moveva. Pensai: “Peccato che non c’è il padrone!”. Ma perché non era venuto: Feci uscire la preda dal folto di un cespuglio e l’uomo con un colpo ben mirato la fermò e la mise insieme all’altra nella bisaccia.

Ora si era piú lieti ancora insieme e Argo fu accarezzato anche dal maggiore dei due. Poi si arrivò ad una casa ove c’era anche una vecchia Anna dall’odore di cibo ed ebbi di questo in abbondanza. Non mi lasciarono visitare tutta la casa, ma mi confinarono alla cucina. Piú tardi l’omino mi portò dello strame ed ebbi un giaciglio abbastanza comodo. Tuttavia non mi fu possibile di pigliar sonno. E nell’oscurità, lasciato cosí solo in mezzo ad odori del tutto nuovi, mi misi