Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/278

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Intanto Cimutti con una spinta vigorosa era uscito dalla cavana e vogava in mezzo al canale. Adesso era chiaro abbastanza per scorgere ogni movimento della sua fine nervosa figura compiente l’opera paziente del remo. E, fumando, a passo lento il signor Giulio si avviò verso la casa. Oramai la casa di Cimutti era viva del tutto. Lisa la moglie era già al mastello mentre i figliuoli Maria, Tonin e la Nilda erano ancora nella cucina scarsamente illuminata a mangiare della polenta fredda avanzata del giorno prima con un po’ di caffè caldo. Il signor Giulio era tanto abituato ad assistere al lavoro altrui che si fermò anche dinanzi al mastello della siora Lisa. «Bel tempo» fece per avviare conversazione e guardava il fuoco che la Lisa aveva acceso sotto due vasi quadri pieni di acqua. Il fuoco faceva ancora un grande fumo e poco calore. Lisa carponi lo stizzava. Poi da un cesto cominciò ad estrarre la biancheria sucida. Essa guardò il cielo: «Magari durasse!». Pensava a quando avrebbe avuto bisogno di secco e di sole dopo lavata la biancheria. La Lisa aveva una faccina gradevole ancora quantunque sfiorita per gli stenti. Erano da quattr’anni a quel posto e ci erano arrivati nudi e crudi come Dio li aveva fatti. La signora Anna ricordava di aver comperato per loro le prime coperte. Ora, invece, mangiavano tutto il santo giorno polenta in varie forme condita con quello che restava della tavola padronale ma avevano tutto il necessario per coprirsi e scaldarsi. Cimutti — cosí correva voce in Serenella — faceva una vita meglio che discreta. Guadagnava con le ore straordinarie poco sotto la trentina di lire alla settimana ma ne mangiava quasi la metà per sé. La famiglia sarebbe rimasta perciò veramente povera se la Lisa non avesse lavorato per suo conto. Lavava e cuciva per i padroni e passava parecchie ore del giorno nella casa padronale a prestare servizii. A forza di lavoro la sua faccina diventava sempre piú piccola mentre il suo corpo — cosa strana — diventata piú grosso. Ora, coperta di cenci, di nuovo china ad attizzare il fuoco, pareva una botticella. Il fazzoletto in testa legato sotto il mento le rendeva anche piú piccola la faccina esangue. E il signor Giulio vedendola perché ella, per rispetto, subito non appena lasciato il fuoco, al-