Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/287

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quello che vogliono. Io non ho qui i libri». E perciò la presunzione del signor Giulio non danneggiava nessuno. Non il commercio della casa perché egli, non avendo i libri nulla decideva e non la vita di famiglia perché tutti lo amavano e rispettavano come l’uomo che col suo entusiasmo per la Laguna — il grande divertimento che in Serenella assolutamente non mancava — rendeva tutti attenti alla felicità che là si godeva di grande vista e di buona aria. Quand’egli scopriva un colore interessante in Laguna la signora Anna si arrampicava alla finestra per vederlo e poi chiamava Italia ad ammirarlo. La veneziana che nella sua passata vita non aveva avuto occasione di ben comprendere e amare le bellezze naturali della propria patria vi si era tanto assuefatta che ora le insegnava spesso lei al signor Giulio. Cosí fu lei a scoprire che a certe ore in Serenella bastava alzarsi di pochi centimetri per veder cambiarsi lo spettacolo. Occorreva che l’acqua non fosse né bassa né alta; stesse per abbandonare o per invadere la palude. Allora dalla riva bastava montare a un metro di altezza per scoprire i laghetti che si formavano nella palude, limpidi, i contorni capricciosi. Poi il signor Giulio trovò che salvo nelle ore di gran piena a tutte le ore, alzandosi di poco, lo spettacolo mutava. Subito, alzandosi magari sulle punta dei piedi, gli scorci dei canali lontani s’allargavano e ciò non era poco importante in giornate di sole dove ogni striscia di canale equivaleva per luce e colore ad una striscia di cielo.

Con tutto che il signor Giulio vivesse si può dire