Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/289

Da Wikisource.

possibile di trovare degli alleati quando si propugni di non lavorare. Ma si trovano anche degli avversarii perché v’è piú gente che non si creda che ha la malattia del lavoro e che vi si accinge con la bava alla bocca vedendo dinanzi a sé una sola meta: Quella di finire, di finire tutto, di finire bene. Diamine! L’umanità lavora da tanti anni che qualche poco di una tale benché innaturale tendenza deve essere entrata nel nostro sangue. Ma nel sangue di Giacomo non ve n’era traccia. Egli sa bene il suo difetto. Dovette accorgersene nel suo povero corpo dimagrito e maltrattato e ritiene che la poca voglia di lavorare sia da lui una malattia. Io mi feci un’altra idea della sua tendenza e penso ch’egli dovrebbe somigliare me che lavoro tanto ma altra cosa. C’è un’affinità fra me e lui ed è perciò che la gita da Torlano ad Udine ed oltre fu per me tanto piacevole.

Per impedire ad altri di lavorare Giacomo esplicava un’attività di pensiero incredibile. Cominciava col criticare le disposizioni prese per il lavoro. Si trattava di calare del vino in una cantina. Vi lavoravano solo lui e il padrone. Come impedire di lavorare al padrone stesso? Il primo tinozzo aveva viaggiato con una certa lentezza passando dal carro sulla strada, attraverso un corridoio della casa e giú in cantina. Giacomo, tutto sudato, rifletteva. «Vuoi venire?» chiese minaccioso il padrone. «Stavo pensando» disse Giacomo «che si porta il vino prima in là e poi in qua; il corridoio va in là e la scala riporta sotto la strada. Perché non fare un’apertura dalla strada alla cantina e calare il vino direttamente al tinozzo?» La proposta non era di certo troppo stupida ed il padrone si mise a discuterla. Prima di tutto la cantina non era posta direttamente sotto la strada ove c’era il carro ma traverso un’apertura vi si poteva accedere solo da un campo laterale. Giacomo rispose che con certe prudenze il carro poteva benissimo transitare sul campo. E andarono a vedere. Il dislivello non era grande e lo si poteva colmare. E il padrone diceva di no e Giacomo di sí. E ambedue avevano accesa la pipetta. E poi il padrone a corto di argomenti dichiarò che riteneva che una cantina con l’apertura sulla via sarebbe stata danneggiata nella