Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/310

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Quasi tutte le mura erano perpendicolari ma le case mancavano di finestre e dove le avevano erano decisamente nere e informi proprio per denotare che quelle povere finestre mancavano di persiane e anche di lastre. Invece che riverberare la luce di fuori, ne usciva la tetra oscurità dell’interno.

Non si ha un’idea come ci si possa abituare a tutto a questo mondo. Io amai quel quadro e quando alzavo la mia faccia dal libro (riprendevo allora la mia coltura filosofica e studiavo Nietzsche) proprio mi faceva piacere di trovarmi dinanzi alla sintesi della vita come l’aveva sentita Alfio. Popolai quelle case. Nella casa domenicale misi dei padroni rozzi come la loro abitazione che sfruttavano gli abitanti delle case dalle finestre nere. Soltanto che in fondo, molto lontano, in alto, c’era un’altra casa ben piantata, quadra, benché dalle finestre nere che avrebbe potuto essere anch’essa una casa domenicale. Mi faceva pensare che essendoci due case domenicali la sorte delle altre case fosse peggiorata. Povere casine miti, pericolanti, in cui si soffriva! E c’erano anche dei tratti che segnavano che le case della poveraglia avrebbero potuto ancora moltiplicarsi: V’erano certe torricciuole sbandate che col tempo si sarebbero potuto adattare ad abitazioni.

Fu un periodo molto gradevole nelle mie relazioni con Alfio. Io, sinceramente lo ammiravo. Come facendo le sole persiane di una casa m’aveva indotto a costruire tutto un paesaggio! Era veramente un’arte la sua. Un’arte moderna, e intendendola io ringiovanivo.

Con una profonda soddisfazione ne parlai ad Alfio. Egli stette ad ascoltarmi. Però con la vigoria giovanile che lo distingueva interruppe le mie lodi che cosí andarono perdute: Il suolo visto da un dato posto e a quell’ora aveva proprio quel colore e non occorreva il coraggio ma l’occhio analizzatore del pittore per attribuirglielo. «Guarda, guarda meglio» mi disse.

Io volli riprendere la mia analisi e mi misi a parlare proprio di quelle case che non c’erano ancora, ma che si vedevano in formazione.

Egli protestò ridendo: «Ma quelle sono case, vere case e basta guardarle per indovinarle. Saperle guardare. Bisogna ri-