Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/309

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posto. Lo guardò ancora una volta con affetto ammirandolo nell’isolamento in cui lo metteva la cornice e uscí.

Certo, la cornice era come un commento. Io credo che qualunque cosa quando si circonda di cornice acquista un nuovo valore. Bisogna isolare una cosa perché diventi una cosa sola. Altrimenti viene offuscata dalla maggiore evidenza di quanto le giace accanto. Anche il quadro di Alfio divenne qualche cosa. Lo guardai dapprima con ira, poi con compatimento incominciando a intendere quello che Alfio aveva voluto fare e infine con ammirazione scoprendo tutt’ad un tratto ch’egli veramente aveva fatto qualche cosa.

Intanto era evidente che Alfio aveva voluto fare una collina. Non v’era dubbio. I colori non s’erano alterati né per la lontananza né per l’altezza ma quando compresi e amai quel dipinto arrivai veramente a conclusioni che mutavano tutto l’aspetto dell’aria di questo mondo. Sulla collina erano state costruite o si aveva avuto l’intenzione di costruire tre file di case parallele. E studiando ebbi il sentimento gradevole di collaborare attivamente con Alfio. Dipingevo anch’io. In basso la via era segnata da qualche pennellata di color viola. Non era il solito colore del suolo. Ma insomma era facile intendere che quello doveva essere il suolo. Al di sopra c’era la prima fila di costruzioni: Un lungo muricciuolo giallo e in un canto una sola casa, con la sua parte piú alta gialla anch’essa, di sotto lasciata nuda bianca, il colore della carta. Ma questa casa era la piú abitabile di tutte. Le mura veramente perpendicolari, era esattamente quadra, col solo difetto di aver poche finestre, due al secondo piano ed una al primo, ma quelle munite di regolari persiane di un color grigio che piú tardi veramente amai. Questa certamente era la casa domenicale. Al di là di questa prima fila c’erano delle altre pennellate di quel color violaceo che — come risultava dalla chiave fornita dal quadro stesso — segnava di nuovo una strada. E c’erano poi altre due file di case divise dallo stesso color violaceo che per la distanza, cioè per esser visto meglio si rinforzava. Ma che case, mio Dio! C’era dentro tutta la compassione di un poeta per delle povere case derelitte, un pianto contenuto.