Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/359

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Eppoi c’è anche qualche cosa d’altro che m’attacca a lui. È la prima persona con cui, dacché vivo, dunque nel corso di interi settant’anni, ho saputo essere sincero. Ed è un grande riposo la sincerità, un enorme riposo dopo tanta mia fatica. Dio sa quello che mi portò a tanto. Forse anche la necessità di non ingannare il mio medico. Fui sincero con Carlo benché non interamente. Non è indiscreto ma intelligente per cui gli fu possibile di un mio lieve cenno per intendere tutto. Non fu nominata né Carla, né le altre ed anzi le donne del sobborgo non le sospettò neppure. Si divertí enormemente ed io con lui. Lui menava vanto dei suoi trascorsi ed è una cosa tanto lieta quel vanto ch’io non seppi non goderne anch’io. Perciò fui un po’ meno sincero perché finii con l’esagerare un poco. Non molto però e non spesso. Solo nel numero delle donne. Piú spesso esagerai le loro qualità. Però mai le dichiarai principesse del sangue. Una designai come duchessa per non dire che si trattava della moglie di un commendatore. Avrei potuto dirla moglie di un cavaliere e non ci sarebbe stata indiscrezione, ma che farci: Amavo di apparire importante a Carlo. Eppoi mi sentivo tanto bene nella sincerità che mi pareva ch’eccedendo fossi ancora piú sincero. Cosí forse scoprivo quello che avrei fatto se gli altri me lo avessero permesso. La confessione diventava piú sincera ancora.

E Carlo fu molto discreto.

Ogni domenica egli era a cena da noi. Per me era quella la cena migliore della settimana. Egli era tanto tetragono alla bestialità altrui che non sentiva il malumore di nessuno finché non era proprio gridato e perciò era capace di ridere molto anche seduto accanto al lutto di Antonietta. Non lo offendeva perché assolutamente non lo vedeva. Ed io lo seguivo finché potevo. Certo non c’era nessun momento in cui io sapessi dimenticare il lutto di Antonietta e il rancore di Alfio come faceva lui. M’era piú facile se poi c’era il Cima. Eravamo piú forti in tre contro la musoneria di due e la tristezza imbarazzata della povera Augusta capace di lagnarsi