Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/364

Da Wikisource.

continuò solo a tenergli compagnia di sera perché egli non sapeva addormentarsi nella solitudine popolata per lui di tanti animali aggressivi e Antonietta dopo cena restava con noi.

Cosí Renata ebbe una vita facilissima ma abbastanza complicata. Non aveva molto da fare (attualmente non fa altro che pulire la stanza da pranzo, il salotto di ricevimento e il mio studio ) ma il suo ozio la lega per tutto il giorno. Prepara il pane che viene offerto giornalmente sulla terrazza ai passeri, tiene in ordine due gabbie di canarini ed è adibita anche al servizio di Musetta. Pare che tutto ciò la diverta enormemente perché è sempre di buon umore ed è tanto bello d’essere serviti da gente sorridente. Se ne ha tutta la comodità e nessun rimorso! Per andare al mio studio debbo passare davanti alla cucina e immancabilmente sento echeggiare da lí il suono un po’ roco del riso abbondante e sincero di Renata.

Come seppi associarmi all’amore per le bestie di Augusta, cosí mi fu facilissimo di accompagnarla anche nell’amore a Renata. Certo in me non si muove altro che un amore paterno, vecchio come sono. Ma mi piace di vederla cosí giovine, ben messa, la piccola figurina su quelle gambe un po’ lunghe, svelta e nervosa. Ha una testina che non è una perfezione, ma graziosissima con quei capelli bruni ricciuti, gli occhi vivi, i denti bellissimi. È una friulana e andava a passare ogni anno 15 giorni di permesso presso la madre sua, ma ne ritornava sempre un po’ dimagrita.

Augusta volle vedere come la sua Renata vi fosse trattata e andammo con l’automobile al suo villaggio presso Gorizia. Fu avvisata della nostra venuta e ci aspettava sulla via principale del paese, abbastanza linda e pulita. Disse arrossendo che ci era venuta incontro perché la sua casa giaceva su una viuzza nella quale non c’era accesso per l’automobile.

Augusta avrebbe voluto insistere: «Ma io avrei voluto conoscere tua madre».

«Eccola là» disse Renata, rossa, rossa, col suo solito riso un po’ spezzato.

Ad un cenno di Renata una vecchietta che stava seduta solitaria su un banco sotto a un grande ippocastano, si levò e