Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/408

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L’Olivi non seppe celare un gesto di sorpresa. Mi conosceva da tanti anni, ma non gli parve di avermi mai visto tanto irragionevole. Mi scrutò per accertarsi che non scherzavo. A tale certezza non arrivò ma infine – che gl’importava? Se si arrivava alla conclusione dell’affare magari in seguito ad un mio accesso di pazzia non aspettava a lui di esitare. Mormorò riflettendo: «Sono stato io che incaricai il signor Valentino. Mi pareva fosse l’uomo piú adatto per tali trattative: È un vecchio amico mio ed è un suo figliuolo». E mormorò ancora: «Si può fare questo. Io ho visto Valentino alle sei e posso benissimo aver incontrato lei alle sette». Cosí si raccolgono le persone dal pensiero troppo lento: Parlando ad alta voce. E disse ancora una cosa stranissima: «Adesso che sento che Valentino non è suo figliuolo...».

Io protestai: «È il mio figliuolo ma non voglio avere l’aspetto di un uomo che si lascia dirigere dai proprii figliuoli».

Dissi subito risolutamente cosí ma il lapsus strano dell’Olivi mi rese pesante il cuore. Non stavo commettendo io un’azione meno delicata verso mio genero che non aveva mai mancato di ogni riguardo verso di me, e perciò anche verso mia figlia Antonia?

Questo dubbio m’accompagnò per lungo tempo e rese piú dura la mia posizione tanto disgraziata dopo di aver firmato quel contratto che mi privava di ogni attività e anche di non poco denaro. Talvolta per riacquistare la mia serenità me la presi col povero Valentino il cui intervento m’aveva costretto a dare il mio consenso al contratto con tanta precipitazione.

Al letto di morte di Valentino e mai prima il mio rimorso fu chiaro, evidente, tanto che mi sentivo molto infelice. L’Olivi aveva tenuto parola con la sua solita serietà e Valentino mai nulla aveva appreso del tiro che gli avevo giocato. Proprio per ciò con la solita debolezza di noi miscredenti che quando vediamo morire qualcuno crediamo che arrivati al di là apprendano tutto, avrei voluto confessarmi a lui e domandargli perdono di quel tiro e anche di qualche altro che gli avevo giocato come per esempio qualche parola contro di lui che avevo detto a sua moglie Antonia che però — a quanto