Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/409

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pare — non ne aveva sentita l’influenza. Ma con lui non mi lasciarono mai solo. Egli aveva già l’udito molto duro ed io ero disposto a confessarmi ad uno che m’abbandonava definitivamente ma non dinanzi a tanti che rimanevano con me a deridermi o a rimproverarmi.

E devo dire — confessandomi qui — ch’io mai ebbi una grande simpatia per il povero Valentino. Credo non avrebbe potuto essere altrimenti perché egli era molto brutto con quel suo busto grasso e le gambe corte ed io credevo egli stesse peggiorando la mia razza. Ma perciò fuori che per rimorsi sopportabilissimi, io, al suo letto di morte, mi sentii abbastanza freddo e capace di osservare tutto con occhio sereno. Mi parve che tutti a lui d’intorno avessero maggior voglia di confessarsi che lui stesso che pure vi era esortato dalla moglie religiosissima. Ho paura che nelle stanze dei moribondi ciò si avveri frequentemente.

Augusta aveva preso parte al tiro giocato al povero Valentino e mai ne ebbe rimorso.

Quella sera, al mio ritorno, trovò il modo di restare un momento sola con me e mi domandò da vera complice: «Sei riuscito di parlare con l’Olivi e metterti d’accordo con lui?». E alla mia affermazione dette un sospiro di sollievo.

La notte seguente io la passai molto inquieto. Non sapevo neppur bene quali dei miei dubbi – ne avevo parecchi – si fosse convertito in incubo ma qualche cosa mi pesava orrendamente. Il contratto stesso? La condanna mia ad un’inerzia definitiva? Ma pensai: Se io in commercio posso valere qualche cosa finirò facilmente col trovare qualche occupazione che mi si confaccia. Neppure questa sicurezza mi diede la tranquillità.

Dopo un paio d’ore d’irrequietezza non ne potei piú e destai Augusta. Essa mi propinò un calmante. Primo effetto del calmante fu di farmi parlare: «È quel maledetto contratto che non mi lascia dormire eppoi ho paura che l’Olivi racconti a Valentino che il mio consenso mi fu strappato proprio dal suo intervento». Non dicevo esattamente il mio pensiero perché sono sicuro che già allora io sapevo che quel