Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/419

Da Wikisource.



LA RICCHEZZA


Il vecchio Teretti era avviato a casa con una quantità di pacchi sotto le braccia. Aveva cambiati gli stivali della signora, era stato fino in via di Romagna a prendere pel padrone un pacco di semi da un giardiniere che pretendeva di aver coltivato un nuovo frutto, era stato per la signorina dalla sarta che lo aveva caricato di uno scatolone leggero, leggero, ma mastodontico, ed ora s’arrampicava per via Navali, la pipa eternamente in bocca perché non aveva mani libere per levarsela. «Dio santissimo! Che vita!» mormorava egli per dare un’occupazione di piú alla bocca. Era un vecchio ancora vegeto, la faccia tutta rughe e barba; la pelle un po’ incartapecorita stentava a lasciar posto agli occhi divenuti piú piccoli, ma lucenti, spesso di vino, sempre di bontà e di furberia. Aveva navigato per molti anni e visto che amava di predire il tempo e di raccontare avventure marinaresche lo chiamavano: “Il Capitanio”. Erano per la maggior parte avventure inventate tant’è vero che variavano con l’andar degli anni. A sentirlo a lui aveva naufragato una quindicina mentre c’era di vero che aveva naufragato una sola ed unica volta. Dopo di aver visto da vicino l’impotenza dell’uomo negli elementi ciechi infuriati aveva detto al mare: «Ah! vecchio traditore! Porti via il timone prima, poi l’elica, poi mandi sugli scogli chi s’affidò a te, e non basta ancora? Tendi proprio a strapparci addirittura la pelle?». In quel primo e ultimo naufragio fece il voto solenne di non abbandonare mai piú la solida, sicura terra. «Tardi, ma a tempo!» E parlando del suo mutamento di vita aveva pel mare delle ironie e delle derisioni che se le avesse intese lo avrebbero, certo, offeso. «È troppo umido!» diceva. «Quando è morto è piú agitato che non quando è vivo; ritornerò a lui quando sarà morto davvero. E gli occhi gli lucevano piú dell’usato quando pensava che il mare lo aveva lasciato invecchiare pensando di essere