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CORTO VIAGGIO SENTIMENTALE


Numero 1

...e già non sapeva capacitarsi della propria sfortuna di essersi imbattuto in una persona che fumava meno di lui e viaggiava tanto piú di lui. Certo fra quei gentili cinque veronesi che poco prima l’avevano abbandonato non ce n’era uno di simile a costui.

Doveva amare l’esattezza: «Devo dire che io veramente non vado a Milano per lavorarci ma per starci. I miei viaggi sono intrapresi da Milano per gli altri centri. Io poi amo di viaggiare. Infatti se non fosse cosí non viaggerei affatto perché nessuno potrebbe constringermivi».

Probabilmente mentiva anche lui. Il signor Aghios senz’esitare dichiarò ch’egli odiava di viaggiare. Se fosse dipeso da lui non si sarebbe mosso né da Trieste prima, né da Milano ora. Gli era indifferente una città o l’altra, a lui bastava di poter restare fermo.

«So, so che ci sono degli uomini fatti cosí!» disse l’ispettore guardando attentamente il signor Aghios come se avesse voluto studiare un animale strano.

“Guarda! guarda pure!” pensò il signor Aghios. “Non ci capirai tuttavia nulla.” E mentí ancora ma divertendosi di sfiorare la verità negandola. Raccontò che a lui piaceva la vita di famiglia nella quale si era costretti di pensare ora all’uno ed ora all’altro ma mai a se stessi.

L’ispettore brontolò: «La mia vita di famiglia è tutt’altra cosa. Quando ci sono, tutti pensano a me e cosí faccio io pure. Quando viaggio allora naturalmente lascio la libertà a tutti e me ne compiaccio».

Voleva apparire anche liberale! E il signor Aghios si rattristò pensando a quella che doveva essere la vita in quella famiglia con a capo un simile individuo. Il peso ch’egli si adossava per propria elezione o indole, quelli là dovevano