Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/449

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sione con un certo disprezzo rivelando la propria convinzione che sino ad allora ella s’era figurata la testa di una donna come che va adorna dei soli capelli. Dopo qualche tempo io la vidi molto bella, troppo bella e mi parve anche che quel suo prognatismo fosse una cosa che le appartenesse. Non arrivava certo a cancellare la dolcezza dei suoi occhi grigi incassati sotto la piccola fronte bianca che divideva le sopracciglia auree dalla testa un po’ selvaggia di capelli biondi ricci. E forse dimenticai piú presto quel mento disgraziato per la sicurezza che avevo che il Cima non poteva sbagliare nella sua scelta. Ero io che dovevo correggere il mio gusto accanto ad un vero signore della vita che sapeva scegliere tutto quello che poteva e doveva dar piacere. Ed io sentivo intero il suo piacere.

Doveva essere una soddisfazione divina venir a riposare fra quelle braccia bianche dopo una giornata piena di fatiche e di sangue. Cima ricordava veramente quei sultani che non riposavano mai altrimenti dopo le battaglie. E usavano anch’essi di donne di altra razza come Cima stesso, bruno e quasi nero che sottometteva Antonia bianca e bionda. E se essa non apparteneva ad una razza soggiogata ciò che certamente è un complemento importante della donna che si possiede, quando io intervenni fra loro due essa aveva del tutto quell’aspetto. Pare rimpiangesse d’essersi abbandonata cosí al foresto e lo manifestava con insolenze e eterne ribellioni. Si bisticciavano sempre, lui sorridente perché – cosí supposi con un fremito d’invidia – non domandava la sommissione che in certi istanti; lei, coraggiosa, perché oramai sapeva – anche questo io supposi – che tutte le ribellioni le fossero permesse meno una sola.

Non abitavano insieme. Lui stava all’albergo e lei in un quartierino ch’egli aveva ammobiliato con qualche eleganza. Cima diceva: «Che fondamento ci sarebbe di vivere come marito e moglie? Tanto farebbe allora di seccare anche il piovano».

Ma io fra di loro ebbi l’aspetto del paciere. Stavo benissimo con uno e con l’altro. Somigliavo ad Antonia che odiava la