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MARIANNO

Numero 1

Il ricordo di Marianno incominciava dal giorno in cui abbandonò l’ospizio. Tante volte in sua vita aveva tentato di varcare le tenebre che precedevano quel giorno; non vi aveva trovato neppure un bagliore. La sua vita era stata iniziata cosí. Una grande sala oblunga oscura con un grande Crocifisso in pietra in mezzo, ai cui piedi ardeva un lumicino posto in mezzo a dei fiori freschi. Dovevano esserci varie persone nella sala ma egli non ne vedeva che una sola: Alessandro, il suo futuro padrone, vestito a festa, venuto a prenderlo e che col suo sorriso bonario e affettuoso gli prometteva di aver cura di lui. Di Alessandro credeva di ricordare ogni singola parola. Diceva: finché ci sarebbe stato da mangiare per la famiglia sua, ce ne sarebbe stato in abbondanza anche per Marianno. Marianno sarebbe andato a messa ogni domenica. Anche qualche volta in giorno di lavoro. Certo! Mamma Berta non trascurava la chiesa. In quanto a lui ci andava anche lui... qualche volta.

Ricordava Marianno tutti quei piccoli dettagli in quanto riguardavano Alessandro o ve li aveva posti poi potendo con tanta facilità, in seguito alla lunga convivenza, rappresentarsi con esattezza quel semplicione di Alessandro messo in qualunque frangente? Bastava dire che Alessandro vestito da festa era andato all’Ospizio a prendere il ragazzo e che i frati avevano domandato delle promesse sulla sua educazione e sul suo trattamento per sentirlo e vederlo. Un sorrisino che domandava compatimento e una chiacchiera irruente che serviva a celare una timidezza invincibile.

Altre persone Marianno non ricordava. Ma ricordava una cosa importante: qualcuno, staccandosi da lui aveva pianto. Molti anni dopo gli venne la curiosità di sapere chi per lui aveva pianto, e, cessando di segare, ne fece domanda ad Ales-