Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/455

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sandro. Ma Alessandro nego: tutti ridevano! Di festa Alessandro era molto piacevole. Invece era certo che qualcuno aveva pianto. Forse però in modo da non farsi vedere che da Marianno. Il ragazzino al veder piangere s’era messo a piangere anche lui ed è cosí che avendo gli occhi offuscati di lagrime non poté vedere chi per lui aveva pianto. Forse anche il proprio pianto gli sembrò il piú importante e non si curò di quello degli altri.

Numero 2

Una di queste isole fu la sua prima uscita in barca con Alessandro. Andavano a prendere doghe o cerchi di ferro. Ebbe allora per la prima volta un remo in mano. Alessandro doveva insegnargli a vogare e, naturalmente, come al solito, tutto il suo insegnamento si ridusse a fargli vedere il movimento: «Si fa cosí!». E aggiunse: «Questo è il remo e questo son io!». Il fanciullo provò e, pare, riuscí presto perché da quella prima uscita ritornò trionfante e il ricordo fu di gloria per le lodi avute. Doveva aver lavorato intensamente perché il ricordo fu di sola barca e di solo remo. Il Rio e il Canalazzo per cui dovevano essere passati non vi lasciarono nulla.

Numero 3

Però Marianno non aveva ragione di considerare quella celebre giornata come un muro che divideva nettamente la sua vita. Al di là di quel muro non c’era infatti niente che fosse ricordato ma al di qua certi tratti e non brevi erano ben росо illuminati e appartenevano piuttosto al di là. Intanto, subito, le ore che seguirono a quella scena memoranda non lasciarono nella sua mente alcuna impressione. Egli non ricordava l’accoglienza ch’ebbe in casa Perdini né la prima volta in cui entrò nella bottega del bottaio. Gli parve di aver conosciuto sempre la signora Berta, Adele, la bottega, gli ordigni del mestiere le doghe e la sua stanzetta la piú oscura della casa, priva di finestre, funestata dalle zanzare d’estate e dal freddo glaciale d’inverno. Poi sorgevano dall’oblio delle isole, degli