Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/461

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schio se poi non era addirittura una bestia da munirsi prima di bere di un’arma da fuoco. Una volta a lui era stato proposto di metterlo in aceto perché acquistasse vigoria, ma egli aveva rifiutato perché l’uomo forte corre dei rischi troppo grandi. E qui raccontava la sua esperienza di tutte le persone forti ch’egli aveva viste in pericolo trascinatevi dalla coscienza della loro forza. Quando c’era una baruffa i forti accorrevano, mentre lui si rifugiava in casa ove era piú al sicuro che se avesse avuto la forza di un leone.

Marianno s’asciugò le lagrime e costrinse volontieri le sue manine addolorate a continuare a scheggiare col pesante coltellaccio i nodi delle doghe di resina. Non vi fu alcun rancore nel suo animo. Forse non intese gli argomenti Alessandro. Gli veniva enunciata una legge e perché gli veniva presentata alquanto sorridente era piú facile piegarvisi.

Un’altra febbre s’impresse nel suo ricordo. Toccò poco doро di lui ad Adele la figlia di Berta e il dottore avanzò l’ipotesi che l’avesse presa da Marianno. Mamma Berta sentí un bisogno imperioso di vendetta e, in presenza dell’ammalata, non appena il dottore fu uscito lasciò andare al fanciullo un ceffone seguito da un calcio che lo fece rotolare fuori della stanza. La punizione era tanto straordinaria che il primo effetto su Marianno fu di dargli la convinzione di aver commessa una grande colpa. Aveva già capito che il dottore doveva averlo accusato perché Berta, mentre stava a sentire, gli aveva lanciato delle occhiate ch’evidentemente a quel calcio preludiavano. Egli se ne sarebbe andato, grattandosi la parte lesa, conscio di una colpa, e senza lagrime, lieto che l’ultimo colpo lo avesse portato al sicuro. Ma Adele, nella febbre, si mise a strillare come se i colpi li avesse ricevuti lei, e bisognò che mamma Berta andasse in cerca di Marianno, che allora si nascose e, promettendogli di non fargli dell’altro male, lo facesse uscire da un armadione vuoto in cui s’era rifugiato. Essa poi non tenne la parola data perché lo prese con tanta violenza per il braccio da lasciargli dei segni, e lo gettò sul letto di Adele. I due bimbi piansero insieme. Adele, agitata dalla febbre non arrivava a quietarsi. Supina, con una mani-