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Italo Svevo


Ettore Schmitz, noto all’arte con lo pseudonimo di Italo Svevo, nacque a Trieste nel 1861 e morí a Motta di Livenza nel 1928 per le conseguenze di un accidente automobilistico. Suo padre, attivo e agiato commerciante, lo inviò giovanissimo, assieme a due fratelli, in un collegio a Segnitz presso Würzburg, dove rimase sei anni interessandosi con passione ai classici tedeschi. Frequentò poi a Trieste per due anni l’Istituto superiore di Commercio, ma in seguito al dissesto dell’azienda paterna dovette interrompere gli studi e impiegarsi presso la sede triestina della Banca Union di Vienna. Nel 1880 iniziò a collaborare al giornale L’indipendente di Trieste con riflessioni e scritti vari di critica sotto lo pseudonimo di E. Samigli. Frequentava circoli artistici e intellettuali della città, e tentava la sua vocazione letteraria in alcuni lavori di teatro, di cui nulla rimane. Nel 1892 pubblicò il suo primo romanzo Una vita, che fu quasi del tutto ignorato dalla critica. Nel 1898, usciva il suo secondo romanzo Senilità, che ebbe ancor meno fortuna del primo. Cercava di alleviare la pena per il mancato successo letterario dedicandosi di nuovo al violino che aveva appreso a suonare in gioventú. Nel 1906 iniziarono i suoi rapporti con James Joyce e a questo incontro si deve in gran parte se Svevo riprese a scrivere e se il successo gli fu facilitato. Dopo la prima guerra mondiale, nel 1918, riprese la collaborazione giornalistica su La Nazione di Trieste e cinque anni piú tardi stampava La coscienza di Zeno. Nel 1925 Eugenio Montale su L’esame dedicava un saggio a Svevo e Joyce segnava La coscienza di Zeno e gli altri romanzi a Benjamin Crémieux e Valéry Larbaud: ha inizio cosí la grande fortuna dello scrittore e dopo piú di trent’anni il suo nome entra a far parte della storia letteraria.

BIBLIOGRAFIA

Una vita, 1892 - La coscienza di Zeno, 1923 - Le novelle del buon vecchio e della bella fanciulla, 1929 - Corto viaggio sentimentale, Mondadori, 1949.