Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/63

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Poi raccontò di avere anche lui a casa due bambini, uno di sei e l’altro di quattro anni e mezzo. Egli s’era sposato tardi. «Sí! Dopo raggiunta la necessaria posizione.» Il secondo vedeva tutte le cose che non importavano, le automobili che passavano lontane e non quelle che minacciavano di schiacciarlo e il palazzo alto e non la pietra su cui incespicava.

«Dovrebbe essere consanguineo di quella bambina che non vedeva il treno» disse il signor Aghios.

Il Borlini non parve approvare l’osservazione. «Il mio è un po’ piú fine per quanto bestia anche lui.»

Poi raccontò che pochi giorni prima era con Pucci a passeggio e videro due carabinieri col loro mantello un po’ minaccioso sotto a quel cappello napoleonico. E il bimbo spaventato domandò se quei carabinieri sapevano ch’essi non erano dei ladri. «Si può essere piú sciocchi di cosí?» esclamò il Borlini.

Subito l’Aghios prese interesse al chiacchierio vuoto del suo compagno. Come si sentiva amico del piccolo Pucci dal cuore palpitante di paura d’essere preso per un ladro o forse di esserlo! Il ladro poteva essere preso in flagrante, ma non c’era una prova cosí risolutiva per il non ladro. Era come la prova Wassermann. La negativa non era mai sicura. Il microbo del furto poteva esserci nel sangue, ma aspettare una buona occasione per dar segno di vita.

Poi il Borlini, fra una tirata e l’altra del suo minuscolo toscano che gli aveva consumato una scatola intera di cerini, disse ancora di Pucci, che aveva paura di notte, ma che si sentiva piú sicuro se gli permettevano di tener nel letto un giocattolo, per esempio la palla di gomma. «C’è senso?» domandò il Borlini. «È però di buona razza» disse il Borlini, «e somiglierà presto a suo fratello che non ha di tali rane.»

Strana asserzione! Se non ci fosse stato l’obbligo della cortesia il signor Aghios, per la propria esperienza di sessant’anni, avrebbe potuto raccontargli che quando si nasce fatti in un modo, si resta cosí. Era invece un grande disgraziato, quel povero Paolucci ch’era nato in una famiglia che non faceva per lui. L’Aghios lo intendeva, perché anche lui aveva soffer-