Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/72

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però; perché convincere quel signore che non avrebbe rivisto mai piú?

Eppure la loro recente relazione doveva farsi piú gradevole. Doveva dipendere dal fatto che l’ispettore pensava di essersi presentato a sufficienza e che ormai poteva trattare, con piú semplicità. Intanto si preoccupò del denaro del signor Aghios. «Non dica piú di avere quel denaro. Capisco che sono stato io a fare il malanno. Ma io ho buon naso e subito compresi che con lei non c’era pericolo. Quello lí, dorme della grossa.» Ambedue si misero a guardare il biondino pallido, sempre immobile nel suo cantuccio. Dormiva tranquillo e giaceva sul guanciale come un pupazzetto di cera, scosso dai sobbalzamenti del treno. Soltanto le narici del suo naso fine parevano allargate, quasi per uno sforzo di lasciar passare maggior quantità d’aria. Da quei biondini trasparenti le narici sembravano delle piccole ali. Ma poi il signor Aghios ricordò un suo cavallo imbolsito, che tendeva le narici col solito sforzo fuori di posto dei malati e mormorò: «Dev’essere enfisematico».

Oramai il signor Aghios era accorato per il ricordo del suo cavallino bolso. Nella malattia le bestie somigliavano di piú all’uomo. Solo a loro mancava la parola, cioè la bestemmia che piú attenua il dolore della malattia. Povere bestie. Il cavallino soffriva e non lo sapeva, ma il suo affanno era molto umano.

L’ispettore aveva acceso il suo toscano e per far dimenticare di essersi vantato di una regola ferrea, gettò un complimento al signor Aghios: «In buona compagnia si fuma di piú». Ed il signor Aghios fumò soltanto per restituire il complimento.

Poi l’ispettore predicò e fu molto noioso, ma la salvezza era a mano. Il treno faceva un rumore indiavolato e bastava cessare dallo sforzo di stare a sentire per non sentire piú nulla. Tuttavia il signor Aghios sapeva quello che l’ispettore stava dicendo. Parlava di politica ed asseriva che sarebbe bastato il buon volere di tutti per trarre l’Italia da ogni difficoltà. Circa quaranta milioni di buon volere. L’unanimità! Era trop-