Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/73

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po, mentre il signor Aghios (che si sentiva greco) aveva osservato che quando due italiani si trovano allo stesso tavolo, avevano la gran voglia di lasciarlo per non sentire piú l’altro. E lui stesso, ch’era italiano per la nonna e la madre, non avrebbe voluto saltar fuori dal treno per non vedere piú il signor ispettore?

E, mentre il signor ispettore parlava, il signor Aghios restò ad analizzare il ricordo della propria nonna. Com’era pallida. Una sola frase che forse gli era stata ripetuta da altri: Il letto è una buona cosa, perché se non si dorme si riposa. Ed una fotografia sbiadita di donna grassa, cadente, vestita a festa con vestiti impossibili che la stringevano nella vita e le lasciavano la gonna larga. La frase era altrettanto sbiadita e il signor Aghios non sapeva staccare la fotografia dalla frase, né la frase dalla fotografia. Pareva insomma che la fotografia avesse parlato. Perciò quella fotografia era piú espressiva di ogni altra. Poteva avvenire che quella donna si rimettesse a discorrere.

Ora il signor ispettore era arrivato a parlare delle elezioni. Il signor Aghios, per cortesia, si spostò in avanti per avvicinarsi all’oratore e sentí chiaramente questa frase: «Il voto... obbligatorio». Ritornò al suo posto subito.

Tutto era obbligatorio in questa vita, anche di stare a sentire il signor ispettore. Se si divideva la vita nella parte dedicata alle azioni e alle parole obbligate e in quella riservata ai movimenti di libera iniziativa e ch’era quella che solo meritava il nome di vita, come questa era meschina in confronto di quella. Il signor Aghios era partito anelante alla libertà, ma sapeva che, di lí a qualche giorno, della libertà ne avrebbe avuto abbastanza e avrebbe ambito di riavere il suo giogo. Era cosí! La schiavitú non era solo un destino, ma anche un’abitudine. Era bello avere la libertà nel momento in cui ci si liberava, come aveva fatto lui che lasciava chiacchierare il signor ispettore senza starlo ad ascoltare.

Ma l’ispettore lo guardò ed egli di nuovo per cortesia s’avvicinò a lui per udirne la parola e sentí: «In Italia ci sono troppi capi».

Il signor Aghios, rimessosi al suo posto, seppe subito dimen-