Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/225

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intenzione di gioire di quel verde che apparisce tanto puro in mezzo al grigio delle strade e delle case che lo circondano. Poi, non avendo avuta la fortuna di imbattermi, come speravo, casualmente in lei, uscii dal Giardino per movermi proprio sotto le sue finestre. Lo feci con una grande emozione che ricordava proprio quella deliziosissima del giovinetto che per la prima volta accosta l'amore. Da tanto tempo ero privo non d’amore, ma delle corse che vi conducono.

Ero appena uscito dal Giardino Pubblico che m’imbattei proprio di faccia a faccia in mia suocera. Dapprima ebbi un dubbio curioso: di mattina, così di buon’ora, da quelle parti tanto lontane dalle nostre? Forse anche lei tradiva il marito ammalato. Seppi poi subito che le facevo un torto perchè essa era stata a trovare il medico per averne conforto dopo una cattiva notte passata accanto a Giovanni. Il medico le aveva detto delle buone parole, ma essa era tanto agitata che presto mi lasciò dimenticando persino di sorprendersi di avermi trovato in quel luogo visitato di solito da vecchi, bambini e balie.

Ma mi bastò di averla vista per sentirmi riafferrato dalla mia famiglia. Camminai verso casa mia con un passo deciso, a cui battevo il tempo mormorando: «Mai più! Mai più!» In quell’istante la madre di Augusta con quel suo dolore mi aveva dato il sentimento di tutti i miei doveri. Fu una buona lezione e bastò per tutto quel giorno.

Augusta non era in casa perchè era corsa dal padre col quale rimase tutta la mattina. A tavola mi disse che avevano discusso se, dato lo stato di Giovanni, non avrebbero dovuto rimandare il matrimonio di Ada ch’era sta-