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due corpi, abbracci che sostituiscono la combinazione o l’assimilazione si aggiungeva al mercurio del sodio. Il sodio era il mezzano fra l’oro e il mercurio. Ma a Guido il veronal non importava più, ed io ora penso che in quel momento le sue viste alla Borsa si fossero migliorate.

Nel corso di una settimana, Ada venne in ufficio ben tre volte. Soltanto dopo la seconda, sorse in me l’idea ch’essa mi volesse parlare.

La prima s’imbattè nel Nilini che s’era messo una volta di più ad educarmi. Essa attese per un’ora intera che se ne andasse, ma ebbe il torto di ciarlare con lui ed egli credette perciò di dover restare. Dopo fatte le presentazioni, io respirai, sollevato che il buco mandibolare del Nilini non fosse rivolto a me. Non presi parte alla loro conversazione.

Il Nilini fu persino spiritoso e sorprese Ada raccontando che si facevano altrettante maldicenze al Tergesteo come nel salotto di una signora. Soltanto, secondo lui, alla Borsa, come sempre, si era meglio informati che altrove. Ad Ada sembrò ch’egli calunniasse le donne. Disse di non saper neppure ciò che fosse la maldicenza. A questo punto intervenni io per confermare che, nei lunghi anni in cui la conoscevo, non avevo mai sentita venir dalla sua bocca una parola che avesse neppur ricordato la maldicenza. Sorrisi dicendo ciò perchè mi parve di moverle un rimprovero. Essa non era maldicente perchè dei fatti altrui non s’occupava. Dapprima, in piena salute, aveva pensato ai fatti proprii e, quando la malattia l’invase, non restò in lei che un piccolo posticino libero, occupato dalla sua gelosia. Era una vera