Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/459

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La mia compassione aumentò quand’egli mi confidò che volentieri avrebbe parlato con nostra suocera in vece mia, ma che lo tormentava di dover parlare con Ada.

— Tu sai come son fatte le donne! Gli affari non li capiscono o soltanto quando finiscono bene! — Egli non avrebbe parlato affatto e avrebbe pregata la signora Malfenti d’informarla lei di tutto.

Questa decisione l’alleggerì grandemente e uscimmo insieme. Lo vedevo camminare accanto a me con la testa bassa e mi sentivo pentito di averlo trattato con tanta rudezza. Ma come fare altrimenti se lo amavo? Doveva pur ravvedersi, se non voleva andare incontro alla sua rovina! Come dovevano essere fatte le sue relazioni con la moglie se temeva tanto di parlare con lei!

Ma intanto egli scoperse un modo di indispettirmi di nuovo. Camminando aveva trovato di perfezionare il piano che gli era tanto piaciuto. Non soltanto egli non avrebbe avuto da parlare con la moglie, ma avrebbe fatto in modo di non vederla per quella sera, perchè sarebbe subito partito per la caccia. Dopo quel proposito, fu libero da ogni nube. Pareva fosse bastata la prospettiva di poter recarsi all’aria aperta, lontano da ogni pensiero, per avere l’aspetto di trovarvisi diggià e di goderne pienamente. Io ne fui indignato! Con lo stesso aspetto, certo, avrebbe potuto ritornare in Borsa per riprendervi il giuoco nel quale rischiava la fortuna della famiglia e anche la mia.

Mi disse:

— Voglio concedermi quest’ultimo divertimento e t’invito di venire con me a patto che tu prenda l'im-