Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/528

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stata costretta dalla proibizione di passare per la strada. Camminando riacquistai la mia sicurezza e pensai che al mio arrivo a Lucinico mi sarei subito recato a protestare dal capovilla per il trattamento che avevo dovuto subire. Se permetteva che i villeggianti fossero trattati così, presto a Lucinico non ci sarebbe venuto nessuno!

Ma arrivato alla cima della collina, ebbi la brutta sorpresa di trovarla occupata da quel plotone di soldati dall’odore di selvatico. Molti soldati riposavano all’ombra di una casetta di contadini che io conoscevo da molto tempo e che a quell’ora era del tutto vuota; tre di essi parevano messi a guardia, ma non verso il versante da cui io ero venuto, e alcuni altri stavano in un semi circolo dinanzi ad un ufficiale che dava loro delle istruzioni che illustrava con una carta topografica ch’egli teneva in mano.

Io non possedevo neppure un cappello che potesse servirmi per salutare. Inchinandomi varie volte e col mio più bel sorriso, m’appressai all’ufficiale il quale, vedendomi, cessò di parlare coi suoi soldati e si mise a guardarmi. Anche i cinque mammelucchi che lo circondavano mi regalavano tutta la loro attenzione. Sotto tutti quegli sguardi e sul terreno non piano era difficilissimo di moversi.

L’ufficiale urlò:

Was will der dumme Kerl hier? — (Che cosa vuole quello scimunito?).

Stupito che senz’alcuna provocazione mi si offendesse così volli dimostrarmi offeso virilmente ma tuttavia con la discrezione del caso, deviai di strada e tentai di arrivare al versante che m’avrebbe portato a