Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/142

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che gli dava da bere e da mangiare non importava un fico fresco, peggiorò la mia situazione rendendola ridicola. Guardava al disopra dei suoi occhiali il bicchiere ch’io stringevo, vi avvicinava le mani come se si fosse accinto a strapparmelo, e finiva per ritirarle con un gesto vivace, come se avesse avuto paura di me che lo guardavo. Ridevano tutti alle mie spalle, Giovanni con un certo suo riso gridato che gli toglieva il fiato.

La mia figliuola Emma credette che sua madre avesse bisogno del suo soccorso. Con un accento che a me parve esageratamente supplice, disse: — Papà mio, non bere altro.

E fu su quell’innocente che si riversò la mia ira. Le dissi una parola dura e minacciosa dettata dal risentimento del vecchio e del padre. Ella ebbe subito gli occhi pieni di lagrime e sua madre non s’occupò più di me, per dedicarsi tutta a consolarla.

Mio figlio Ottavio, allora tredicenne, corse proprio in quel momento dalla madre. Non s’era accorto di nulla, nè del dolore della sorella nè della disputa che l’aveva causato. Voleva avere il permesso di andare la sera seguen-