Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/143

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te al cinematografo, con alcuni suoi compagni che in quel momento gliel’avevano proposto. Ma mia moglie non lo ascoltava, assorbita interamente dal suo ufficio di consolatrice di Emma.

Io volli ergermi con un atto d’autorità e gridai il mio permesso: — Sì, certo, andrai al cinematografo. Te lo permetto io e basta. — Ottavio, senz’ascoltare altro, ritornò ai suoi compagni dopo di avermi detto: — Grazie, papà. — Peccato, quella sua furia. Se fosse rimasto con noi, m’avrebbe sollevato con la sua contentezza, frutto del mio atto d’autorità.

A quella tavola il buon umore fu distrutto per qualche istante ed io sentivo di aver mancato anche verso la sposa, per la quale quel buon umore doveva essere un augurio e un presagio. Ed invece essa era la sola che intendesse il mio dolore, o così mi parve. Mi guardava proprio maternamente, disposta a scusarmi e ad accarezzarmi. Quella fanciulla aveva sempre avuto quell’aspetto di sicurezza nei suoi giudizii. Come quando ambiva alla vita claustrale, così ora credeva di essere superiore a tutti per avervi rinunziato. Ora s’ergeva su me,