Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/150

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Spense la luce e ben presto la regolarità del suo respiro m’annunziò ch’essa aveva la coscienza tranquilla, cioè, pensai subito, l’indifferenza più assoluta per tutto quanto mi riguardava. Io aveva atteso ansiosamente quell’istante, e subito mi dissi ch’ero finalmente libero di respirare rumorosamente, come mi pareva esigesse lo stato del mio organismo, o magari di singhiozzare, come nel mio abbattimento avrei voluto. Ma l’affanno, appena fu libero, divenne un affanno più vero ancora. Eppoi non era una libertà cotesta. Come sfogare l’ira che imperversava in me? Non potevo fare altro che rimuginare quello che avrei detto a mia moglie e a mia figlia il giorno dopo. — Avete tanta cura della mia salute, quando si tratta di seccarmi alla presenza di tutti? — Era tanto vero. Ecco che io ora m’arrovellavo solitario nel mio letto e loro dormivano serenamente. Quale bruciore! Aveva invaso nel mio organismo tutto un vasto tratto che sfociava nella gola. Sul tavolino accanto al letto doveva esserci la bottiglia dell’acqua ed io allungai la mano per raggiungerla. Ma urtai il bicchiere vuoto e bastò il lieve tintinnio per destare mia moglie.