Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/170

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quello che sperava di poter fare, ma così, perchè un’inerzia grande, quella stessa che gl’impediva ogni ribellione alla sua sorte, lo tratteneva dal faticoso lavoro di distruggere la convinzione che s’era formata nell’animo suo tanti anni prima. Ma così finiva coll’essere dimostrato che anche la potenza del destino ha un limite. La vita aveva rotto a Mario qualche osso, ma gli aveva lasciati intatti gli organi più importanti, la stima di se stesso, e anche un po’ quella degli altri, dai quali certo la gloria dipende. Egli attraversava la sua triste vita accompagnato sempre da un sentimento di soddisfazione.

Pochi potevano sospettare in lui tanta presunzione, perchè Mario la celava con quell’astuzia, quasi inconscia nel sognatore, che gli permette di proteggere il sogno dal cozzo con le cose più dure di questo mondo. Tuttavia il suo sogno talvolta trapelava, e allora chi gli voleva bene tutelava quella innocua presunzione, mentre gli altri, quando sentivano Mario giudicare autori vivi e morti con parola decisa, e magari citare se stesso quale un precursore, ridevano, ma mitemente, vedendolo