Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/171

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arrossire come anche un sessantenne sa, quand’è un letterato e in quelle condizioni. E il riso anch’esso è una cosa sana e non cattiva. Così stavano tutti benissimo: Mario, i suoi amici ed anche i suoi nemici.

Mario scriveva pochissimo ed anzi, per lungo tempo, dello scrittore non ebbe che la penna e la carta sempre bianca, pronte sul tavolo di lavoro. E furon quelli gli anni suoi più felici, così pieni di sogni e privi di qualsiasi faticosa esperienza, una seconda accesa infanzia preferibile persino alla maturità dello scrittore più fortunato che sa vuotarsi sulla carta, più aiutato che impedito dalla parola, e resta poi come una buccia vuota che si crede tuttavia frutto saporito.

Poteva restare felice quell’epoca solo finchè durava lo sforzo per uscirne. E da parte di Mario questo sforzo, non troppo violento, ci fu sempre. Per fortuna egli non trovava l’uscio per cui potesse allontanarsi da tanta felicità. Fare un altro romanzo come il suo antico, che era nato dall’ammirazione di persone superiori per censo e per rango, conosciuta da lui con l’ausilio del telescopio, era un’impre-