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via una parte del loro pane. «Potresti salvare la vita ad un Cristiano con quel pane, — osservò Giulio. E Mario: — Ma sono più di cinquanta gli uccellini che con quel pane rendo felici. — Giulio fu subito e per sempre d’accordo.

Quando la cena era finita, Giulio si copriva la testa, le orecchie e le guancie col berretto da notte, e Mario per una mezz’oretta gli leggeva qualche romanzo. Al suono della dolce voce fraterna, Giulio si quietava, il suo cuore affaticato assumeva un ritmo più regolare, e il suo polmone s’allargava. Il sonno allora non era più lontano e, infatti, presto il suo respiro si faceva più rumoroso. Allora Mario affievoliva gradatamente la voce finchè arrivava senza soluzione di continuità al silenzio; poi, dopo di aver smorzata la luce, s’allontanava sulle punta dei piedi.

La letteratura era perciò una buona cosa anche per Giulio, ma una sua forma, la critica, lo danneggiava e minacciava la sua salute. Troppo spesso Mario interrompeva la lettura per mettersi a discutere violentemente il valore del romanzo che leggeva. La critica sua era