Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/310

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perchè era il mio stesso destino benchè io mai mi fossi allontanato da qui. La sola Augusta dice di ricordarsi di me esattamente con tutte le mie grandi virtù giovanili e con qualche difetto, primo dei quali la paura di invecchiare che essa ancora non mi perdona per quanto a quest’ora potrebbe accorgersi quanto fondata essa sia stata. Ma io non le credo. Di lei io non ricordo molto all’infuori di quello che vedo. Eppoi essa conobbe la mia giovinezza solo in parte, voglio dire molto superficialmente. Io stesso ricordo meglio le avventure della mia giovinezza che l’aspetto e il sentimento suo. In certi istanti impensati mi pare essa ritorni, e debbo correre allo specchio per mettermi a posto nel tempo. Guardo allora quei tratti deformati sotto al mio mento da una pelle troppo abbondante per ritornare al posto ch’è il mio. Una volta raccontai a mio nipote Carlo, ch’è medico e giovine e perciò si intende di vecchiaia, di queste illusioni di gioventù che talora mi colgono. Sorridendo maliziosamente Carlo mi disse ch’erano sicuramente un sintomo di vecchiaia perchè avevo del tutto dimenticato come ci si senta da giovine e dovevo guardare alla pelle