Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/133

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era, non si sarebbe potuto rivolgere con tutta sincerità al Leardi e supplicarlo di dirgli tutta la verità? Fu indotto alla riserva unicamente dall’antipatia che provava per il Leardi. — Sì, un amico me l’ha presentata giorni or sono.

— Io ero amico del Merighi. Anni addietro la conoscevo molto bene.

Subito calmo e padrone dell’espressione della propria faccia, il Brentani ammiccò — Molto bene, eh?

— Oh, no — fece il Leardi con grande serietà. — Come può credere una cosa simile? — Fece molto bene la sua parte, contentandosi di quest’espressione di sorpresa.

Il Brentani capì quale fosse il partito preso dal Leardi, e non insistette. Si comportò come se avesse dimenticata la domanda indiscreta fatta poco prima e, serio serio, disse: — Mi racconti un po’ quella storia del Merighi. Perchè l’abbandonò?

— In seguito ad imbarazzi finanziari. Mi scrisse di aver dovuto ridonare la parola ad Angiolina. Del resto pochi giorni or sono ho udito dire ch’ella sia fidanzata di nuovo, ad un sarto mi pare.

Gli pareva? Oh, non si poteva fare la commedia meglio di così. Ma per farla così, per costringersi ad una finzione tanto accuratamente calcolata e che doveva costargli fatica e dispiacere (perchè avrebbe parlato di Angiolina solo quando v’era obbligato?) egli doveva avere ancora dei buoni motivi, dei recentissimi legami con quella donna.