Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/136

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di quei tristi tramonti di bella giornata invernale. Restò di nuovo indeciso, seduto sul letto. Altre volte, in quelle ore, egli aveva studiato. I suoi libri dallo scaffale gli si offrivano invano. Tutti quei titoli annunziavano della roba morta, non bastevole a far dimenticare neppure per un istante la vita, il dolore ch’egli sentiva muoversi nel seno.

Guardò nel tinello vicino, e vide Amalia seduta accanto alla finestra, china al telaio. Si finse allegro e le disse affettuosamente: — Mi hai perdonato le mie escandescenze di oggi?

Ella alzò per un solo istante gli occhi: — Non se ne parli più — disse con dolcezza, e continuò a lavorare.

Egli era preparato a subire dei rimproveri, e fu disilluso al vederla tanto calma. Tutto dunque intorno a lui era calmo meno lui stesso? Sedette accanto a lei e ammirò lungamente come la seta si adagiasse esattamente sul disegno. Cercava invano altre parole.

Ma ella nulla chiedeva. Ella non soffriva più affatto di quell’amore che le aveva sconvolta l’esistenza e di cui da principio s’era tanto lagnata. Emilio ancora una volta si domandò: — Perchè veramente ho abbandonata Angiolina?