Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/203

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pre sull’attenti per cogliere in fallo la famiglia Zarri. Bisognava guardarsi! Il signor Brentani non conosceva Tic? Se lo avesse conosciuto non sarebbe venuto tanto spesso in quella casa.

Qui la predica degenerò in un’ammonizione ad Emilio, a non esporsi — così giovine — a tanti pericoli. Quando il vecchio alzò gli occhi per guardare di nuovo Emilio, questi indovinò. In quegli occhi stranamente azzurri sotto a una canizie argentea, brillava la follia.

Questa volta il pazzo seppe sostenere lo sguardo d’Emilio. Sta bene che Tic abita lassù ad Opicina ma di lassù manda le percosse alle gambe e alle schiene dei suoi nemici. Foscamente aggiunse: — Qui in casa bastona persino la piccola. — La famiglia aveva un altro nemico: Toc. Quello abitava in mezzo alla città. Non bastonava, ma faceva di peggio. Aveva portato via alla famiglia tutti i mestieri, tutto il denaro, tutto il pane.

Al colmo del furore, il vecchio gridava. Venne Angiolina la quale indovinò subito di che cosa si trattasse. — Vattene — disse al padre con grande malumore e lo spinse fuori.

Il vecchio Zarri si fermò sulla soglia, esitante: — Egli — disse accennando ad Emilio — non sapeva nulla nè di Tic nè di Toc.

— Glielo racconterò io — disse Angiolina, ridendo ora di cuore. Poi gridò: — Mamma vieni a prendere papà. — Chiuse la porta.

Emilio, terrorizzato dagli occhi pazzi che lo ave-