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vano guardato sì a lungo: — È ammalato? — domandò.

— Oh — fece Angiolina con isdegnoFonte/commento: Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/295 — è un poltrone che non vuole lavorare. Da una parte c’è Tic, dall’altra Toc e così egli non esce di casa e fa sgobbare noialtre donne. — Tutt’ad un tratto rise sgangheratamente, e gli raccontò che tutta la famiglia per compiacere al vecchio, fingeva di sentire le legnate che pervenivano alla casa da parte di Tic. Anni prima, quando la fissazione del vecchio era appena nata, essi stavano in un quinto piano al Lazzaretto Vecchio, e Tic stava al Campo Marzio e Toc in Corso. Cambiarono di casa sperando che in tutt’altra regione della città il vecchio avrebbe di nuovo osato di andare sulla via, ma ecco che subito Tic va a stare a Opicina e Toc in via Stadion.

Lasciandosi baciare ella disse: — L’hai scampata bella. Guai a te se egli, giusto in quel momento, non si fosse ricordato dei suoi nemici.

Così divenivano sempre più intimi. Egli aveva oramai scoperto tutti i misteri di quella casa. Anch’ella sentiva che nulla in lei poteva più ripugnare ad Emilio ed una volta ebbe una bellissima espressione: — A te racconto tutto come a un fratello. — Lo sentiva ben suo, e se anche non ne abusava, perchè non era del suo carattere di gioire della forza, di usarne per provarla, ma bensì di goderne per vivere meglio e più lieta, abbandonò ogni riguardo. Giungeva in ritardo agli appuntamenti quantunque lo trovasse ogni volta con gli occhi fuori dalla testa, febbricitan-