Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/208

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l’ultimo riguardo che gli usò. Non bisognava far capire ad Emilio quanto importante fosse divenuta anche per lui Angiolina; sarebbe equivalso ad inasprire la malattia del disgraziato. Chi avrebbe potuto far capire ad Emilio che la fantasia dell’artista s’era fermata su quell’oggetto, proprio perchè in tanta purezza di linee ci aveva scoperta un’espressione indefinibile, non creata da quelle linee, qualche cosa di volgare e di goffo, che un Raffaello avrebbe soppresso e ch’egli tanto volentieri avrebbe copiato, rilevato?

Quando camminavano insieme per le vie egli non parlava del proprio desiderio, ma Emilio non aveva alcun vantaggio del riguardo usatogli perchè quel desiderio, che l’amico non osava esprimere, gli pareva anche più grande di quanto fosse e ne era geloso, dolorosamente. Oramai il Balli desiderava Angiolina quanto egli stesso. Come si sarebbe difeso da un nemico simile?

Non potè difendersene! Aveva già rivelato la propria gelosia, ma non voleva parlarne; sarebbe stato troppo sciocco mostrarsi geloso del Balli dopo di aver sopportata la concorrenza dell’ombrellaio. Questo pudore lo rese inerme. Un giorno Stefano andò a prenderlo in ufficio, come faceva di spesso, per accompagnarlo a casa. Camminavano lungo la riva del mare, quando videro avanzarsi verso di loro Angiolina tutta illuminata dal sole meridiano che le giocava nei riccioli biondi, e sulla faccia un po’ contratta dallo sforzo di tener aperti gli occhi in tanta