Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/237

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approfittato della sua assenza per commettere qualche atto da delirante. Si poggiò col petto sulla ringhiera per vedere se qualcuno salisse. Si curvò per vedere più lontano e per un istante, un attimo, il suo pensiero si pervertì; dimenticò la sorella che, forse, agonizzava lì accanto, e ricordò che, proprio in quella posizione, egli usava aspettare Angiolina. Questo pensiero in quel breve istante fu tanto potente che egli, sforzandosi di veder lontano, cercò di vedere, anzichè il soccorso invocato, la figura colorita dell’amante. Si rizzò nauseato.

Una porta al piano superiore s’aperse e si richiuse. Qualcuno — il soccorso — scendeva a lui. Egli salì d’un solo slancio una rampa e si trovò di fronte ad un’alta e forte figura femminile. Alta e forte e bruna; altro non vide, ma trovò subito le parole opportune: — Oh, signora! — pregò. — M’aiuti! Io farei per qualunque mio simile quello che domando a lei.

— Ella è il signor Brentani? — domandò con voce dolce e la bruna figura che veramente aveva fatto già atto di fuggire si fermò.

Egli raccontò che ritornato a casa poco prima, aveva trovato la sorella in preda a un delirio tale che non osava di lasciarla sola come avrebbe dovuto per chiamare un medico.

La signora discese: — La signorina Amalia? Poverina! Vengo con lei, subito, ben volentieri. — Ella era vestita a lutto. Emilio pensò ch’ella dovesse essere religiosa e, dopo una lieve esitazione, disse: — Dio ne la rimeriti.