Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/50

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Quando invece si trovava con Angiolina, egli si abbandonava tutto al proprio sentimento. Perchè avrebbe dovuto diminuirne la forza e la gioia con una resistenza che non aveva alcuna ragione d’essere dove non c’era alcun pericolo? Egli amava, non solo desiderava! Sentiva muoversi nell’animo anche qualche cosa che somigliava a un affetto paterno, al vederla così inerme come per loro stessa natura certi disgraziati animali. La mancanza d’intelligenza era una debolezza di più, che chiedeva carezze e protezione.

S’incontrarono al Campo Marzio proprio allorchè ella, adirata di non averlo trovato al posto, stava per andarsene. Era la prima volta ch’egli l’avesse fatta attendere, ma con l’orologio alla mano egli le provò di non aver tardato. Raddolcita l’ira, ella confessò che quella sera aveva avuto una speciale premura di vederlo, per cui era stata dessa ad anticipare; aveva da raccontargli delle cose tanto strane che le accadevano. Si appese affettuosamente al suo braccio: — Ho pianto tanto ieri — e si asciugò le lagrime che nell’oscurità egli non potè vedere. Non volle dirgli niente finchè non fossero giunti sulla terrazza, e vi salirono a braccetto pel lungo viale oscuro. Egli non aveva alcuna premura d’arrivarci. La notizia che aveva da sentire non poteva essere cattiva visto che Angiolina ne veniva resa più affettuosa. Si fermò più volte per baciarla sulla veletta.

La fece sedere sul muricciolo, si appoggiò lievemente con un braccio sulle sue ginocchia e, per di-