Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/51

Da Wikisource.

— 47 —

fenderla dalla pioggerella penetrante che continuava a cadere da parecchie ore, la coperse col proprio ombrello.

— Sono fidanzata — disse essa, nella voce un tentativo di nota sentimentale, rotta subito da una grande voglia di ridere.

— Fidanzata! — mormorò Emilio per un istante incredulo tanto che subito si rivolse a indagare la ragione per cui ella gli diceva quella bugia. La guardò in faccia e, ad onta dell’oscurità, vide nell’atteggiamento la sentimentalità che dalla voce era scomparsa. Doveva essere vero. A quale scopo gli avrebbe raccontato una bugia? Avevano dunque trovato il terzo di cui abbisognavano! — Sarai contento ora? — domandò ella carezzevole.

Ella era ben lontana dal sospettare quello che avveniva nell’anima sua ed egli, per pudore, non disse le parole che gli bruciavano le labbra. Ma come avrebbe potuto simulare la gioia cui ella s’attendeva! Era stato tanto violento il suo dolore che gli era occorso di sentirsi ricordare da lei che altre volte egli aveva amato di udirla parlare di quel progetto. Ma quel progetto in bocca d’Angiolina gli era sembrato una carezza. Di più egli si era baloccato con quel piano, ne aveva sognata l’attualizzazione e la conseguente felicità. Ma quanti piani non erano passati per il suo cervello senza lasciar traccia? Aveva sognato in sua vita persino il furto, l’omicidio e lo stupro. Del delinquente aveva sentito il coraggio e la forza e la perversità, e dei delitti aveva sognati i risultati, l’impu-