Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/61

Da Wikisource.

— 57 —

lo resero supplichevole. Avrebbe avuto grande bisogno di venir accarezzato.

Stefano ne ebbe compassione. Lo prese ruvidamente pel braccio e lo trascinò seco verso la Piazza della Legna ove aveva lo studio. — Sentiamo. Se c’è aiuto possibile, sai bene ch’io te lo darò.

Commosso, Emilio si confessò. Sì. Ora lo sentiva chiaramente. La cosa era divenuta per lui molto seria, e descrisse il proprio amore, l’ansietà di vederla, di parlarle, la gelosia, il dubbio, il cruccio incessante e l’oblio perfetto d’ogni cosa che non avesse avuto attinenza a lei o al proprio sentimento. Poi parlò d’Angiolina come ora la giudicava in seguito al contegno ch’ella teneva sulla via, alle fotografie appese al muro della sua stanza e alla sua dedizione al sarto e ai loro patti. Parlandone sorrise più volte. L’aveva evocata alla mente, la vedeva lieta, ingenuamente perversa e le sorrideva senz’ira. Povera fanciulla! Ella ci teneva tanto a quelle fotografie da tenerle in parata sul muro, amava tanto di venir ammirata per la via da volere ch’egli stesso tenesse il registro delle occhiate lanciatele. Parlandone sentì che in tutto ciò non v’era offesa per chi aveva dichiarato di non cercare in lei che un giocattolo. Vero è che nel racconto non erano entrate tutte le sue osservazioni ed esperienze, ma quelle che ne erano rimaste fuori, per il momento non esistettero più. Guardò il Balli con timidezza perchè temeva di vederlo scoppiare in una risata, e fu soltanto la logica che lo costrinse a proseguire. Aveva dichiarato di volere un