Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/90

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mento per non ricordare che dei dogmi impersonali: i pregiudizi dell’arte. — Sì, è vero! — disse un vecchietto occhialuto che gli stava accanto, e poggiò quasi la punta del naso sul bozzetto. Il Balli sempre più s’accanì nella sua ammirazione ed ebbe delle parole commoventi per quell’artista ch’era morto vecchio portando il proprio segreto nella tomba, meno una volta sola in cui precisamente la morte non gli aveva concesso di celarlo.

Il vecchio lasciò di guardare il gesso e si volse a considerare il critico. Fu un caso che Stefano si presentò quale scultore e non quale ispettore commerciale. Il vecchio, un originale ricco come un personaggio di fiaba, gli commise il proprio busto da prima, poi un monumento funebre e infine lo ricordò nel testamento. Il Balli ebbe perciò del lavoro per due anni e del denaro per dieci.

Amalia disse: — Come dev’essere bello di conoscere delle persone tanto intelligenti e tanto buone.

Il Balli protestò. Descrisse il vecchio con sentita antipatia. Quel mecenate pretensioso gli era stato eternamente accanto, imponendogli di fornire ogni giorno quella data quantità di lavoro. Vero borghese privo di un gusto proprio, non aveva amato dell’arte che quanto gli veniva spiegato, dimostrato. Ogni sera il Balli era stato stanco di lavorare e di parlare, e gli era parso talvolta d’essere capitato in quel posto d’ispettore commerciale cui era sfuggito solo per un caso. Aveva preso il lutto quando il vecchio era morto,