Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/251

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— Ella fa una passeggiatina per rivedere i luoghi natii, — disse Mascotti di buon umore. — L’accompagno a patto che non si metta a correre. 

Alludeva scherzando a quel brutto momento quando Alfonso aveva perduto la testa all’annunzio dello stato in cui trovavasi sua madre. 

Sulla via principale, casa per casa era rimasta inalterata coi colori immutati perché maggiormente non potevano sbiadirsi, le identiche insegne, alcune finestre sempre chiuse, altre sempre aperte. Ad Alfonso il villaggio sembrava vecchio come un oggetto di museo, che non viene toccato che per farvi i lavori necessari per conservarlo come è. Tutta l’attività degli abitanti si riversava fuori del villaggio, sui campi. 

Una sola casa era stata mutata, aumentata di un piano e sul fianco si distingueva la fabbrica nuova dalla vecchia per il colore annerito della calce che copriva quest’ultima. Era ora abitata dal Selini, fornaio, ma la casa in villaggio si chiamava ancora sempre casa Carli, dalla famiglia che prima l’aveva posseduta. 

Facilmente ad Alfonso riuscí di togliere col pensiero dalla casa tutto quanto vi era stato sovrapposto e rivederla piú piccola, nera, triste, casa disgraziata in cui in pochi giorni erano morti meno uno tutti i membri della famiglia Carli: due ragazzi coi quali Alfonso aveva giuocato, una fanciulla di tre lustri e il padre, un buon amico del vecchio Nitti, lindo, sempre vestito di una giubba bianca tanto candida che non vi si distingueva la farina onde era aspersa. Alfonso si rammentava di tutti i particolari di quella sventura, la quale nella sua gioventú aveva segnato una traccia indelebile. In faccia a tutti quegli organismi sani e forti distrutti o creati inutilmente, egli aveva avuto i primi dubbî. 

Una sera il vecchio Nitti era rincasato piú tardi del solito e aveva raccontato che Guido Carli, il piú giovine dei figliuoli, era stato colpito dal tifo, tanto violentemente che il dottore supponeva che non avrebbe resistito. Il giorno prima Alfonso aveva parlato col giovinetto che ora era moribondo. I Nitti abitavano dirimpetto ai Carli e