Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/266

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casa finché non lasciava il villaggio. Lo disse tranquillo ma risoluto e Mascotti non insistette oltre. 

Tanto Mascotti che Frontini tentavano di far deviare la conversazione, ma parlarono del vino che bevevano, della posizione della casa, della neve abbondante caduta il giorno innanzi e della temperatura rigida di quel giorno, e poi ricaddero a parlare dell’avvenimento che li aveva riuniti in quella stanza. 

Giuseppina aveva incominciato raccontando quanto alla signora Carolina fosse giovata la sua assistenza. Se ella non ci fosse stata, la poveretta sarebbe morta mezz’ora prima. 

Mascotti stava a sentire con curiosità: 

— Strano! La vita dunque proprio non era che un poco di caldo. 

Parlava come un contadino, mentre Frontini asseriva che, se la paziente era ritornata in sé, ciò non poteva esser dipeso unicamente da quel poco di calore che le era stato fornito da Giuseppina. 

Il dottore poi assicurò che per l’ammalata erano stati eseguiti tutti i dettami della scienza, ma che già dallo scoppio del male egli aveva compreso che non c’era piú rimedio. Lo aveva detto a Mascotti. 

— Non era forse vero? 

Mascotti confermò. 

Alfonso stava a udire comprendendo a metà, infastidito dalle loro voci. Non bevette affatto e parlò poco, soltanto quando era costretto a rispondere a una domanda diretta. Non era commosso, ma sembrava riflettesse profondamente; una grande stanchezza nelle membra e nella testa lo accasciava. Certo, Mascotti dovette pensare che quel figliuolo aveva poco cuore. 

Non c’erano letti in casa all’infuori di quello del padre, e quello si sarebbe dovuto scomporre per trarlo fuori dalla stanza della morta. Mascotti rinnovò la sua proposta che Alfonso andasse a dormire per un paio di notti da lui, e Frontini, con un poco piú di energia perché a lui non costava niente, lo appoggiò. Alfonso, stanco, adottò il partito che gli costava meno parole, accettò. Giuseppina pro-