Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/267

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mise di far dessa la guardia al cadavere. Non era mai stata tanto pronta e attiva. Ella aveva avvisato il curato e s’era data un gran da fare intorno alla morta a cui aveva posto fra le mani un crocifisso e messo a canto due candele. 

Prima di uscire da quella casa Alfonso volle baciare la madre, e vedendo che Mascotti e Frontini non badavano a lui tentò di entrare non visto nella stanza vicina. Mascotti glielo impedí dicendogli che avrebbe potuto porgere l’estremo saluto alla defunta il giorno dopo. Il pover’uomo ancora sempre temeva di scenate. Frontini fu del parere di Mascotti e Giuseppina, nel suo nuovo zelo, prese Alfonso per la giacchetta e addirittura lo trasse indietro. Ma Alfonso si ostinò e finí con lo sforzare il passo violentemente. Nella lotta gli vennero copiose lagrime agli occhi. Aveva da lasciare sua madre come se l’avesse fuggita? 

Non era piú la fisonomia ch’egli aveva amata e allibí baciando una fronte già gelida. Aveva baciato una cosa non una persona. 

Poi fu docile e fece quanto volle Mascotti. Uscí dalla casa senza fare alcuna raccomandazione a Giuseppina; le lasciava poca cosa in custodia. Camminò in mezzo ai due a capo chino. Erano anch’essi silenziosi perché, dopo di aver visto colare dai suoi occhi quelle due lagrime strappate dalla loro ferocia nel consolare, il suo dolore senza parole li commoveva. 

La neve ghiacciata scricchiava sotto ai loro piedi e la luna piena nel cielo sereno inondava dei suoi raggi la vallata bianca, abbagliante in tanta luce fredda. La cima del monte di ghiaia, di là dal villaggio, sembrava incendiata, circondata da un fuoco pallido, immoto. Nel villaggio erano stati fatti dei tentativi meschini di spazzare via la neve e poche macchie piú oscure della terra denudata interrompevano finalmente la terribile uniformità bianca. 

Le case erano silenziose e oscure; solo da una stanza a pianterreno dell’osteria di Faldelli uscivano da due finestre dei fasci di luce intensa e il suono di voci forti.