Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/328

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— Ma lei l’ha sedotta! — osservò Alfonso già molto timido. 

— Sedotta? Mai! Non sono mica un bellimbusto io! Ci lasciavano sempre soli! Io non pensavo ad altro ed ella ci pensava sempre... Naturale mi sembra! 

— Ma perché non la vuole sposare? — gli domandò Alfonso già disperando di poter riuscire vincitore di tanta logica e sperando di portare la questione su altro terreno. 

— Mancano questi! — rispose Gralli movendo l’indice e il pollice della destra sollevata come se contasse denaro. 

— Non mancano del tutto! — rispose Alfonso. 

Si sarebbe sentito felice di poter sagrificare per la felicità di Lucia una piccola somma di denaro e dimostrare alla Lanucci ch’egli non era del tutto indifferente al destino di Lucia. 

Alla prima offerta di mille lire, Gralli lo guardò sorpreso ma rifiutò. 

— Non capisco come c’entri lei! 

Alfonso arrossendo fortemente, perché comprendeva quale dovesse essere il primo sospetto di Gralli, spiegò che da anni era l’amico intimo della famiglia e che doveva fare del suo meglio per salvarla da una sventura. Cosí, per quanto avesse da fare con persona di tanto inferiore a lui, finí coll’essere imbarazzato, e per sfuggire a tale imbarazzo non trovò miglior via che di raddoppiare la sua offerta e triplicarla, quasi senza lasciare il tempo a Gralli di riflettere. 

Gralli ben presto mutò di contegno, fu esitante, là là per cedere, e Alfonso se ne avvide. Poi invece replicò il rifiuto: 

— Io non la sposo, non posso sposarla. Ho anche una madre sulle spalle e non posso sobbarcarmi a nuove simili spese. 

Con ripugnanza Alfonso passò di nuovo ai ragionamenti. Non aveva ancora compreso il vero significato dell’esitazione di Gralli e credette di poter finire col convincerlo. Gli disse che per mantenere Lucia non abbisognava che di pochissimo perché dove mangiavano due potevano mangia-